piano pastorale

ESSERE UNA COMUNITA' CHE VIVE E ANNUNCIA IL VANGELO IN UN TEMPO CAMBIATO

PIANO PASTORALE PER LA VITA DELLA PARROCCHIA S. MAURO ABATE

A CURA DEL PARROCO SAC. MAURO ZURRO

CONVERSIONI DI MENTALITA' PER UNO SGUARDO AL FUTURO

INTRODUZIONE

L'invito del Santo Padre a guardare in alto e l'ansia apostolica dei nostri Vescovi per "Annunciare il Vangelo in un mondo che cambia" mi hanno fortemente sollecitato a guardare al presente ed al futuro per realizzare con voi una Parrocchia ed in essa una Comunità, secondo il disegno di Dio e le urgenze e le sfide del nostro tempo. Chiedo a me ed insieme chiedo a voi alcune conversioni urgenti da fare per essere Chiesa secondo il cuore di Cristo, segno visibile fra la gente del nostro tempo dell'amore con cui siamo stati amati e da Lui prediletti. Siamo una Parrocchia a cui è stato dato molto, sia in talenti, sia in persone che in opportunità umane e spirituali. Per avere sempre attivi questi talenti occorre:

  • Credere in Dio Presente ed operante in mezzo a noi.
  • Vivere l'amore fraterno ed il perdono.
  • Celebrare l'Eucaristia per far festa nel Giorno del Signore.
  • Acquisire una coscienza di Comunità.
  • Fare una Parrocchia tutta missionaria.
  • Rispondere alla chiamata della santità.
  • Gioire nella Comunità del Risorto.
  • Una professione d'impegno.
  • Pregare per la Parrocchia.

CREDERE IN DIO PRESENTE ED OPERANTE IN MEZZO A NOI

"Non a noi, Signore ... ma al Tuo Nome da' Gloria", canta il salmo 115. Troppo protagonismo ci induce a pensare che siamo noi che operiamo, invece nel Regno di Dio è Lui che semina, è Lui che è presente e operante: noi siamo campo, terreno e mondo, a noi compete l'accoglienza. La religiosità è degli uomini, la fede è da Dio. Questo è il tempo del recupero della fede e del ritorno a Dio. Ora è il tempo della conduzione dello Spirito: "Lo Spirito condusse Gesù [...] Lo Spirito dice alla Chiesa". Lo Spirito Santo in questa stagione vuole condurci ad una visione teologale del mondo, spirituale della vita, laicale dell'esistenza. La Bella Notizia che ci converte è credere che "con l'Incarnazione il Figlio di Dio si è unito, in certo modo, ad ogni uomo [...] in Lui ci ha riconciliati con se stesso e fra di noi e ci ha strappato dalla schiavitù del diavolo e del peccato [...] in virtù dello Spirito Santo, tutto l'uomo è interiormente rinnovato, nell'attesa della redenzione del corpo [...] Il cristiano associato al mistero pasquale va sì, incontro alla morte, ma andrà anche incontro alla risurrezione".

Abbandoniamo, perciò la mentalità pessimistica e negativa e lo sguardo mediocre influenzato dal male. Passiamo ad un "vedere" a partire dal Divino per cogliere quanto di bene è presente, anche se solo in germe. Tale sguardo è acquisibile se ci convertiamo ad una concezione ricca del primato della Parola di Dio. Grazie a questo rapporto privilegiato con la Parola, la Comunità credente vivrà una nuova stagione arricchita dalla presenza operante di Dio nella storia. Alla luce della storia Biblica,siamo chiamati a leggere ed interpetrare l'attualità storica con la nostra vicenda personale, discernendo l'azione dello Spirito Santo che riempie l'universo. Occorre stare con Maria sotto la Croce del Verbo Crocifisso tutti, nessuno escluso, ad ascoltare ciò che lo Spirito dice alla Chiesa.

Per convertirci al mistero della Presenza operante e attuale di Dio occorre guardare a tutte le occasioni che il Signore ci offre, cogliendole come opportunità per leggervi il Vangelo. Il Vangelo si legge con la vita e la vita riflette Vangelo. Il Vangelo è dentro la vicenda umana come ha predicato Gesù, e come Egli ha fatto , deve essere fatto emergere e deve essere esplicitato. Anni di modernità sembrano aver spazzato via due millenni di cristianesimo, con il suo patrimonio d'arte, di storia; la cultura cristianamente ispirata sembra non esserci più. Ciò non è vero.

Non lasciamoci convincere da coloro che lo dicono. Sotto l'albero tagliato rimangono le radici, sotto il crollo delle torri e dei muri rimangono i fondamenti, così è anche per le coscienze. Non spengiamo il lucignolo fumigante del bene. Guardiamo alla nostra e all'altrui coscienza dove rimangono aneliti, desideri, slanci, interrogativi ed intuizioni buone. Per le nuove generazioni è come partire da zero, come cominciare una cosa nuova; ciò significa l'impegno per una Nuova Evangelizzazione.

Ascoltiamo i gemiti dell'umanità come ha fatto il Dio del roveto Ardente, non chiudiamoci nella cerchia dei pochi: siamo chiesa di popolo di Dio. Non pensiamoci grano separato dalla zizzania finché siamo dentro il campo.

VIVERE L'AMORE FRATERNO E IL PERDONO

Ognuno scenda dal piedistallo che si è costruito per essere più alto degli altri. Mi sembra di vedere questa foresta di torri; è difficile camminare fra di esse, tanto meno fraternizzare, perché ognuno non vuole cedere il proprio spazio conquistato a prezzo di tanti litigi. Occorre uscire dalla pretesa orgogliosa di sapere tutto di tutti e di capire bene ogni cosa dal proprio punto di vista. Nessuno è totale possessore della verità. Ridiamo primato alla carità, alla comprensione delle persone, riconosciamone la dignità. Facciamo nostro il detto di Papa Giovanni: "Noi siamo niente, siamo solo fratelli". Buttiamo via le relazioni formali, fatte di esteriorità e di buone maniere; educhiamoci all'esperienza della riconciliazione e del perdono. Siamo autentici quando siamo trasparenti nei pensieri e nelle parole, quando diamo e riceviamo reciprocamente modi di vedere, intuizioni e propositi.

Il fondamento del nostro amore è in Dio Trinità, non nei nostri sentimenti, non nel nostro stato d'animo. L'amore è da Dio, non nasce nell'io. Se attingeremo alla fonte dell'Amore scaturiranno tante novità nelle nostre relazioni. Con-viviamo-di-Dio, perciò accogliamoci come dono. Dopo l'importanza della Parola di Dio, viene la nostra bocca: Dio ci ha dato la parola come mezzo di comunicazione tra di noi. Smettiamo di lanciare parole gli uni contro gli altri, dai nostri piedistalli o dalle tribune moderne dei mass-media. Riflettiamo sulle conseguenze che possono avere le nostre parole.

Torniamo a recuperare il rispetto delle parole coscienti che hanno il potere di formare e sostenere le relazioni di comunità. Parlare è un atto morale che richiede responsabilità. I coltelli delle nostre parole tagliano in profondità. Le nostre parole possono uccidere come pugnali. Per costruire fraternità e sanare le ferite, non basta smettere di bestemmiare o di dire brutte parole; si devono, invece, usare parole capaci di creare comunione e di annullare le distanze. Siamo chiamati a formare una comunità dove si abbia il rispetto per le parole sincere; ciò implica l'atteggiamento dell'umiltà di fronte alla verità e all'altro. Troppo spesso il nostro parlare è carico d'arroganza. Pensate bene e credete a cosa ci impegna il partecipare all'Eucaristia, grazie ad essa noi diventiamo con-sanguinei e con-corporei. Per il nostro mangiare comune il Corpo di Cristo ognuno di noi è reso carne della carne dell'altro.

Fatti membri di una sì fatta famiglia, come possiamo serbare rancori, creare divisioni, stare nei nostri frammenti, litigare con i vicini, giudicarci a vicenda? Siamo fratelli in Cristo o siamo tornati nel pieno del paganesimo? Peggio! Siamo regrediti all'Antico Testamento dove era legge il taglione: "Occhio per occhio, dente per dente"? L'amore costa, ma ci guarisce.

L'amore vicendevole chiede stima, rispetto e armonia, riconoscimento di ogni legittima diversità. Porta frutto quando c'è lo sforzo di imparare l'uno dall'altro. Il dialogo accogliente ed amoroso parte dall'ascolto e dal principio che l'altro in un certo senso abbia ragione. È facile vedere i difetti e gli errori degli altri pensando che noi non sbagliamo mai; se a causa delle nostre offese, non riconosciute, gli altri reagiscono e sbagliano, diamo sempre la colpa agli altri per primi e mai riconosciamo la nostra. La lotta per un autentico confronto è simile a quella di Giacobbe che lottò tutta la notte con l'Angelo del Signore,essa ci lascerà sempre feriti, ma benedetti.

Ciò esige da parte nostra un non difenderci, un porgere l'altra guancia per capire, per amare. Diciamo bene le parole del Padre Nostro: "Rimetti a noi i nostri debiti, errori, peccati, come noi li rimettiamo a chi ci ha offeso" (Mt.6,12).

CELEBRARE L'EUCARISTIA PER FAR FESTA NEL GIORNO DEL SIGNORE

Al centro della nostra vita cristiana c'è la celebrazione del memoriale, c'è la ripetizione del gesto in cui "Gesù prese il pane e lo diede ai suoi discepoli dicendo: -Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo offerto per voi." (Mt.26,26). Al Culmine del Vangelo c'è un gesto di dono assoluto, è il momento in cui la vita di Dio diventa tangibile, data e versata per noi. Capire l'importanza di questo gesto per la società di oggi è difficile perché siamo abituati all'idea di mercato, dove tutto si compra e si vende; ciò lo trasferiamo anche alle cose sante pensando di poterle comprare.

Questa cultura del consumismo minaccia di divorarci. Come possiamo reagire e testimoniare che il Signore è generoso e ci ama fino al dono totale di sé? Partecipare all'Eucaristia è divenire a nostra volta pane spezzato, corpo dato per la vita e la salvezza di molti. È andare contro corrente, contro il consumismo, è farci consumare dall'amore come Gesù si è consumato, tutto per noi. Convertiamoci alla bellezza della Messa domenicale. Qui attingiamo alla fonte di ogni grazia e santità, ascoltiamo la Parola che nutre la nostra fede; riceviamo e siamo fatti corpo uno con Cristo ed essendo santo il Capo diventiamo santi anche noi, sue membra.

La Domenica, L'Eucaristia e la Parrocchia sono tre realtà intimamente legate. La Domenica è il nostro giorno di festa, ci distingue dalle altre religioni, i Mussulmani fanno festa il Venerdì e gli Ebrei il Sabato. Se nella cultura si chiama "fine settimana" per staccare dal lavoro e fare ciò che più piace, per noi credenti è "l'inizio della settimana", il Giorno nuovo, del Signore, della Risurrezione, l'Ottavo giorno, il primo della settimana. Prima viene il giorno di Dio e poi i giorni per noi, per il lavoro, la famiglia, gli interessi ecc.. Questo è il vero senso del convocarci, del celebrare, deve essere superato il senso del precetto e della semplice obbedienza al comandamento "ricordati di santificare le feste" messo sotto pena di peccato. La Domenica e in essa la Messa sono il volto visibile della Parrocchia. In questo giorno, dalla partecipazione all'Eucaristia siamo fatti popolo e comunità. Qui, dove si rende visibile la Parrocchia, avviene anche la trasmissione della fede. In questo luogo fisico e in particolare alla Domenica ci si riunisce per riceve e raccontare le meraviglie delle opere del Signore. La Parrocchia non deve essere pensata partendo dall'idea di una struttura e di una organizzazione in mano umana che risulterebbe sempre frutto di difetti e di limiti, ma deve essere ripensata a partire dall'Eucaristia. "L'Eucaristia è la fonte - dicono i Vescovi - la manifestazione del raduno dei figli di Dio, vero antidoto alla loro dispersione nel pellegrinaggio verso il Regno". Nella Messa è presente il mistero della nostra salvezza, l'Eucaristia è nutrimento per noi credenti che lungo il cammino veniamo continuamente convertiti, chiamati e rinvigoriti. "Ogni volta, infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice voi annunziate la morte del Signore finché Egli venga" (Ia Cor. 11,26 - 30). Stiamo attenti però al continuo di questa frase: "Chiunque mangia in modo indegno si rende colpevole. Ciascunoesamini prima se stesso, perché chi mangia senza credere nel Corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna". Noto tanta distrazione e superficialità che fa essere incoerenti nel venire a fare la comunione.

È importante comunicarci al Corpo del Signore, ma è compromettente e dà la scossa, potremmo anche morire nell'anima aumentando peccato a peccato se mangiassimo indegnamente, senza esserci confessati. I primi cristiani erano assidui all'appuntamento domenicale. Dov'è andata a finire per noi la fedeltà a ciò? Perché basta poco per saltare l'appuntamento? Quale testimonianza diamo alle nuove generazioni? La nostra identità si esplicita partecipando, l'incontro con il Risorto e il riconoscerlo vivo e presente in mezzo a noi avviene nell'Eucaristia. Ne consegue una forte spinta alla vita interiore e alla testimonianza. Dall'Eucaristia attingiamo la ricchezza inesauribile del sacrificio della Croce. La morte di Gesù è l'equivalente del prezzo di un riscatto. Siamo diventati sua proprietà in quanto ci ha gratuitamente redenti. Apparteniamo a chi ci ha infinitamente amato, e per amore ci ha fatto prima esistere e poi rivivere. Tornare al peccato sarebbe il massimo dell'ingratitudine. Convertiamoci alla fedeltà alla Messa domenicale edimpareremo a portare la croce dietro a Gesù, e con lui saremo strumento della nostra ed altrui salvezza.

ACQUISIRE UNA COSCIENZA DI COMUNITA'.

Grazie alla centralità dell'Eucaristia, all'ascolto della Parola ed alla Carità, avverrà il passaggio da un'individualità ad una comunione fraterna. Passeremo da una visione soggettivistica ad un pensare e vivere insieme. Ma questa conversione di atteggiamenti avverrà se lavoreremo a correggere noi stessi. Diceva Paolo VI°: "Nessuno è anonimo, nessuno è estraneo nella Chiesa". È ancora necessario tanto rinnovamento di mentalità per realizzare questa visione della Chiesa. Quanti nella Parrocchia si sentono "clienti" e non protagonisti, quanti sono un numero e non un soggetto, quanti praticanti passivi e non membri attivi della Comunità? Non è giusto che qualcuno si senta indispensabile ed altri si nascondano nell'anonimato, si ritengano inutili e fuori posto. La conversione iniziata dal Concilio deve essere portata nei fatti capillari delle parrocchie. La Chiesa non è la società dei perfetti, essere Chiesa vuol dire avere uno stile comunitario nelle relazioni tra persone e gruppi. La spiritualità di comunione ci fa vivere l'amore di Dio come popolo, fa di Cristo il sacramento dell'unità, vincolo unico di comunione per una vita fraterna.

Il Carisma dell'essere Chiesa Ricordate: "Prima si cuoce la torta intera e poi la si fa a fette per mangiarla". Prima viene l'insieme, l'unità della Comunità e in essa tutto ciò che è comune, solo dopo vengono le parti fatte dai gruppi e dai singoli. In termini dottrinali si dice così: "Prima dei carismi, nella Chiesa esiste la Chiesa come carisma; è in secondo luogo che ogni carisma è dato per l'utilità comune e a servizio della Chiesa stessa". Questo ragionamento teoricamente torna, ma in pratica e nei fatti accade sempre il contrario. Se ciò non è stato ancora capito ricomincerò da capo a dirlo, proporlo e farlo: "Prima viene la Chiesa e nella Chiesa la Parrocchia, solo dopo, in essa vengono i gruppi, le associazioni e i movimenti, e le singole persone". È una conversione urgente e necessaria. Le ragioni che ispirano questa urgente e necessaria conversione sono date dal fatto che la Chiesa è la creatura dello Spirito Santo che è la comunione tra il Padre e il Figlio, il primo dono dato ai credenti, ed è inviato dal Padre e dal Figlio dall'alto dell'albero della Croce. Sotto l'albero della Croce, la ferita del peccato viene guarita, la distanza tra l'uomo e la donna riconciliata, l'umanità ha la porta aperta alla casa del Padre. Qui nasce la nuova comunione ed un reciproco appartenersi l'uno all'altro: "Madre ecco tuo figlio! Figlio ecco tua Madre!"

Convertirsi dalla Comunione alla Comunità La Chiesa per essere comunità in senso teologale occorre che lo sia anche in senso umano: - La Parrocchia deve essere comunità perché legata ad un determinato territorio, nonostante la mobilità delle persone, è legata all'ambiente, alla cultura e alle tradizioni di un luogo ben preciso. - La Parrocchia deve essere comunità affettiva perché nasce dallo stare insieme, dal comune sentire e volere, dal ritrovarsi delle persone per la passione dei comuni obbiettivi. - La Parrocchia deve essere comunità in senso sociale perché si esprime nell'uguaglianza dei suoi membri che hanno in comune l'identità di figli di Dio. Convertiamoci alla necessità di un continuo rinnovamento. Si tratta di accettare il rinnovamento iniziato dal Concilio Vaticano II. Occorre vivere come in un grande cantiere sapendo che si collabora ad un progetto comune dove ognuno mette a frutto il proprio talento. La comunione a cui dobbiamo convertirci esige un modello comunitario di Chiesa che metta l'accento sulle relazioni di uguaglianza e di fraternità, di dialogo e di comunicazione, di partecipazione e di responsabilità. Si tratta di fare della nostra Comunità un luogo ed una palestra di autentiche relazioni interpersonali, intorno ai valori dell'INCONTRO. Convertiamoci a mettere al primo posto l'ASCOLTO. Preliminare ad ogni realizzazione di comunità è anzitutto la capacità di ascolto. È l'attenzione e l'apertura all'altro, alla rispettosa accoglienza della sua persona. È ricevere l'altro come dono. Occorre l'educazione alla comunicazione di sé, al pensare insieme, alla condivisione dell'impegno. Si tratta di educarci anche alla lettura in comune dei segni dei tempi, alla riconciliazione come forma realistica di comunione. Convertiamoci ai valori che ci fanno crescere e ci uniscono. Occorre sperimentare come Comunità i segni e gli strumenti di pacificazione, di purificazione, di richiesta di perdono, di affidamento all'amore di Gesù Crocifisso. Si tratta di riscoprire il Sacramento della Riconciliazione vissuto come culmine di un cammino di conversione e di perdono. La Comunità cristiana nelle sue relazioni, nelle sue azioni, nella sua organizzazione non è fine a se stessa. Essa nasce dalla missione trinitaria e vive la missione di annuncio del Vangelo all'intera umanità.

FARE UNA PARROCCHIA TUTTA MISSIONARIA

Passare dalla Comunione alla Comunità aperta perché apostolica.

La Comunità è voluta dal Signore Risorto "Lo Spirito Santo ci dona la fede in Gesù e ci unisce in un solo corpo: La Chiesa. Perciò siamo chiamati a farci segno e strumento del mistero che portiamo dentro rivelandolo con i fatti e le parole nei nostri rapporti interpersonali segnati dalla fede, dalla speranza e dalla carità. La ricchezza e i beni di ciascuno sono messi a disposizione di tutti nel dono reciproco che esalta la fraternità, per cui l'uno è necessario all'altro, ciò che uno possiede completa quello che all'altro manca" (Comunione e Comunità n.35). Grazie ai nostri rapporti motivati da fede, speranza e carità veniamo a formare la Comunità fatta di persone riunite dal Signore Risorto.

Imparare a vivere secondo lo stile delle prime comunità cristiane I primi credenti in Cristo, consapevoli della loro comunione, erano perseveranti: "nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere" (Atti 2,42). Frutto di questa comunione era anche la condivisione dei beni, la comunione non restava un dono interiore, ma era vissuta in tutta l'ampiezza della sua dimensione compresa quella visibile dell'aiuto e del sostegno vicendevole. Una Comunità così formata, e resa visibile dalle quattro perseveranze: ascolto della Parola - unione fraterna - Eucaristia - preghiera, era una comunità convincente ed attraente. Lo stile dell'amore fraterno e la gioia dei cuori rendevano credibile l'annuncio: "e ogni giorno il Signore aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati" (Atti 2,48). Ne viene fuori un'immagine di Chiesa che nasce dall'insegnamento degli apostoli, si nutre continuamente della Parola del Signore, celebra e vive il Sacrificio Eucaristico, e dà testimonianza al mondo nel segno della carità.

Verificare la nostra Parrocchia su tale modello - Ci sentiamo Chiesa fondata sul fondamento degli Apostoli e dei loro successori? - Che posto occupa la Parola di Dio nella nostra vita e nella nostra Comunità? - Quanto sono visibili la fraternità, l'amore vicendevole, la carità e la gioia? - Siamo capaci di condivisione e di aiuto reciproco? Convertiamoci a formare un'autentica Comunità Eucaristica; richiamiamoci alla riunione assidua e fedele della Domenica alla Messa. Per essere degli apostoli laici, dei ministri, e dei missionari occorre contemporaneamente essere dei discepoli. E' necessario essere formati,come viene detto e chiesto da molti di voi in diverse circostanze. Il luogo della formazione, dove maturare una fede di qualità è la Chiesa ; è la Chiesa radunata nel Giorno del Signore per celebrare i santi Misteri e presente in modo particolare nella Parrocchia. Il riferimento costante farà crescere, altri riferimenti soddisfano il precetto ma non hanno la caratteristica di essere luoghi di formazione, viene a mancare una visione d'insieme che tenga conto del tempo feriale e festivo, e delle tappe importanti della vita di fede dall'iniziazione allo sposarsi, al morire. Dicono i nostri Vescovi: "Ci sembra importante recuperare la centralità della parrocchia".

Chiamati a manifestare un volto di Chiesa ricco di carismi e ministeri Il corpo della Chiesa è intimamente legato al Volto che è di Cristo Capo e lo rivela. Cristo è allo stesso tempo Pastore, Servo e Sacerdote. La figura di Gesù Buon Pastore è fondamentale per ritrovare la fisionomia della missione e dell'attività della Chiesa, illumina la realtà dei ministeri e la spiritualità che li anima. La figura di Cristo Servo esplicita il suo essere: "Sono venuto per servire e non per essere servito" (Mt.20,28). Con ciò ci ha insegnato che il più grande fra di noi è colui che serve di più. Nella figura di Cristo Sacerdote si rivela il senso del suo sacrificio, del suo essere vittima, del suo farsi totale servizio agli uomini fino alla morte e alla morte di Croce. La Chiesa in tutti i suoi membri e in tutti i suoi gesti rivela e traduce Cristo: Pastore, Servo, Sacerdote.

Un modo nuovo di vedere e rapportarsi al Sacerdote Dopo il Concilio si è fatta sempre più sentire in mezzo al popolo di Dio una nuova visione di prete che non è quella di un funzionario, né tanto meno quella di un'autorità, egli è un servitore della Comunità e delle persone. È chiamato a cogliere le esigenze dei suoi cristiani, ad individuarne il passo possibile. Il Messaggio che media deve essere alla portata di tutti, non annacquato, esigente ma comprensibile. - Il Parroco non è un capo che sta al vertice di un'istituzione e che prende decisioni in proprio e le trasmette affinché altri le eseguano. È e deve essere un animatore, un educatore della Comunità,deve condurla all'unità, favorire riconciliazione e riconciliazioni accorciando le distanze. Il Parroco non è nemmeno un superiore, ma è un promotore del camminare insieme. Il suo compito è di guida spirituale della Comunità e come tale da essa deve essere riconosciuto. In questo campo è chiamato a trasmettere sicurezza e autorevolezza essendo interprete della coscienza comune che conduce a Dio. - Il Parroco deve dare fiducia, ha in sé il ministero della sintesi e del discernimento, vede l'insieme e richiama all'unità. Oggi tutti sono nel rischio di frantumarsi in tante attività, anche il sacerdote sta perdendo di vista l'essenziale che gli spetta quale l'essere l'uomo della preghiera, l'uomo di Dio, l'uomo fatto persona-sacramento per amministrare i sacramenti che solo lui amministra, e con essi fa incontrare i credenti con Cristo.

Acquisire coscienza dei ministeri laicali In una Comunità dopo il sacerdote che è un ministero ordinato, ci sono molti altri ministeri che vanno scoperti ed esercitati di fatto. Pensiamo ai più importanti: i catechisti, i lettori, i chierichetti, i membri della Caritas, gli operatori pastorali presenti nei diversi organismi. Pensiamo anche che ci sono ministeri esercitati in forma di gruppo, come l'Azione Cattolica che ha lo scopo di servire la Chiesa nella formazione. Ognuno, d'ora in poi, senza aspettare particolari chiamate che sono di per sé insite nel Battesimo e nella Cresima, dovrà mettersi al servizio del bene comune della Parrocchia. Se ci aspettiamo che il parroco chiami, non abbiamo ancora capito che non è l'equivalente di un'autorità di governo. Mettiamo in comune le nostre disponibilità finalizzate all'evangelizzazione, al bene delle famiglie, all'educazione dei ragazzi, al dialogo con i giovani ecc. Tutto ciò comporta una dose di umiltà, un grande spirito di servizio, tanta capacità di accoglienza e di stare insieme, e che nessuno si proponga come leader. Gesù risponde: "uno solo è il vostro maestro, gli altri e tra voi siate tutti servi" (Mt.23,10).

RISPONDERE ALLA CHIAMATA DELLA SANTITA'

Le precedenti proposte di rinnovamento della vita della comunità trovano unità in questa chiamata alla santità della vita. "Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt.28.20). Questa è uncertezza a cui dobbiamo attingere per un rinnovato slancio di vita cristiana. Perciò ci domandiamo e, come gli ascoltatori della prima predica di Pietro, domandiamo alla Chiesa: "Cosa dobbiamo fare?" Non pensiamo che ci sia una formula magica;non una formula, ma una Persona è Colui che ci salverà. Non si tratta di inventare nulla di nuovo. Il programma è quello ispirato al Vangelo, esso s'incentra su Cristo stesso: Lui dobbiamo conoscere, amare, imitare, e per Lui accedere alla vita trinitaria.

Porre le nostre scelte in prospettiva di Santità Se abbiamo sperimentato l'indulgenza giubilare, abbiamo capito che in essa c'è il ritorno alla perfetta purezza del cuore. Peccati e loro conseguenze sono stati perdonati e cancellati, si tratta di vivere in questa prospettiva di santificazione. La riscoperta della santità va intesa fondamentalmente come appartenenza a Lui, a Cristo, il Santo. Professare la fede nella Chiesa santa significa rivelare in lei che è la sposa, il volto di Cristo, per lei Egli si è donato proprio al fine di santificarla. Questo dono di santità è offerto a ciascun battezzato, ma il dono si traduce a sua volta in compito che deve governare l'intera esistenza cristiana: "Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione" (Ia Tess.4,3). Convinciamoci che il Battesimo è il vero ingresso nella santità di Dio attraverso l'inserimento in Cristo e l'inabitazione dello Spirito Santo. Sarebbe un controsenso accontentarsi di una vita mediocre. La domanda "Voglio essere battezzato, o vogliamo che nostro figlio sia battezzato" equivale a dire: "Voglio essere santo; vogliamo che nostro figlio sia santo". "Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli" (Mt.5,48). Questa chiamata alla santità è per tutti "Tutti i fedeli, di qualsiasi ordine o grado, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità" (Concilio). Siamo chiamati a convertirci alla santità perché Cristo è Santo, perché la Chiesa è santa. Ci si santifica in coerenza con il nostro battesimo, innestati come tralci in Cristo, viviamo come membra vive della Chiesa portando frutti di santità. Ognuno nel suo stato di vita è chiamato alla perfezione della carità, nella pratica dei consigli evangelici che sono per tutti: castità, povertà e obbedienza. Ognuno nel suo stato di vita sia ragazzo o giovane, sia fidanzato o sposato, sia sacerdote o religioso è chiamato a vivere queste tre virtù che sono via cristiana, via alla santità. Il Vangelo è proposto da Gesù a tutti coloro che vogliono essere suoi discepoli.

La via della castità È la via della purezza di ideali, è chiamata ad un cuore ed una mente puri; è osservanza del sesto e del nono comandamento sia per i singoli che per gli sposati, tanto per i consacrati come per i vedovi. È rettitudine morale all'interno delle coppie e del matrimonio. Il Concilio dice : " I coniugi e i genitori cristiani, seguendo la loro propria via, devono con costante amore, sostenersi a vicenda nella grazia".

La via della povertà Se per i consacrati è totale rinuncia al possesso, per altri è sobrietà, è giusto uso dei beni, è rifiuto di ogni schiavitù e condizionamento derivante dal denaro e dal possesso. Solo lo spirito di povertà mette in relazione con Dio da cui riceviamo ogni cosa, l'acqua, il sole, il lavoro, il cibo, la casa. Una rinuncia al superfluo e al non strettamente necessario è per condividerlo con coloro che vivono ai limiti della sussistenza.

La via dell'obbedienza L'obbedienza è relazione, dialogo, fedeltà al proprio dovere. Per i ragazzi obbedienza è dovuta ai genitori, alla scuola, allo studio. Per gli adulti obbedienza è fedeltà alle scelte fatte portando anche la croce, quando è necessario, e con sacrificio, fino al dono totale. È la via della croce che porta alla salvezza e alla novità di vita.

Vie e mezzi di santità Lasciamoci amare da Dio ed esprimiamo la nostra risposta d'amore con la preghiera. "Dio è amore e chi sta fermo nell'amore, sta in Dio e Dio in lui". Rapportiamoci al Vangelo in tutto ciò che siamo, facciamo e diciamo. Dire: "Se Dio vuole" diventa "sia fatta la Tua volontà e non la mia" quando conduciamo un'autentica vita di preghiera.

Convertiamoci alla bellezza della Santa Eucaristia Domenicale e anche feriale.Convertiamoci ad una preghiera quotidiana, riscoprendo la bellezza della preghiera del mattino e della sera. Cominciamo la giornata con Dio e chiudiamola in Sua compagnia. Questi due momenti hanno uno straordinario valore, hanno il potere di attribuire un significato a tutto il tempo che abbracciano. Senza questi due momenti si rischia di vivere in maniera atea, come se Dio non esistesse, ed il rapporto con Lui non avesse alcuna importanza. Quando al mattino ci risvegliamo e preghiamo lodando Dio è come se si ripetesse il miracolo della nostra creazione. Egli ci chiama all'esistenza. Quando alla sera prima di abbandonarci al sonno preghiamo, ci ricordiamo che il tempo di esistenza su questa terra è limitato e che si concluderà: " Ora lascia che il tuo servo vada in pace perché i miei occhi hanno visto la salvezza". Non dimentichiamo la bellezza di alcune preghiere vocali: il Padre nostro per ricordarci che a chi chiede sarà dato; l'Ave Maria per avere sempre presente l'intercessione della madre; l'Angelo di Dio per credere che siamo sempre in buona compagnia; il Gloria Al Padre, come sintesi del mistero trinitario in cui siamo immersi e di cui viviamo.

GIOIRE NELLA COMUNITA' DEL RISORTO

Il centro e il cuore dell'annuncio è Gesù Cristo morto in croce e Risorto il terzo giorno. Tale mistero ha le origini nell'Incarnazione e culmina nello stupore della gloria. La vicenda umana di Cristo diventa di ognuno di noi. Contemplando e credendo in questo mistero impariamo a stare dentro il nostro tempo e a vivere sulle orme di Cristo.

La scuola dell'incarnazione: "Il Verbo si fece carne e pose la sua dimora in mezzo a noi" (Gv.1,14).

Cuore della salvezza è l'amore del Padre che manda il Figlio, fatto uomo e fatto servo fino alla morte di croce, insuperabile manifestazione dell'amore: "Non c'è amore più grande che dare la vita per i propri amici". È questa una verità che sconvolge ogni umana immagine di Dio, non si rivela al di sopra, né al di fuori, ma dentro la storia, quindi accanto ad ogni uomo, per ogni uomo, rivelandoci non solo chi è Dio, ma anche chi siamo noi. Questa verità del mistero d'amore che lega insieme: incarnazione - redenzione - risurrezione non è solo evento centrale e celebrativo a cui dobbiamo credere, ma è legge permanente nostra e della Chiesa. Quanto è avvenuto in Gesù Cristo, avviene e avverrà nella Chiesa e in ciascuno di noi. È la legge dell'amore, la legge della croce, la legge della nostra gioia. Siamo allelujatici, cioè un popolo di gioiosi perché siamo dei morti salvati.

Chiesa Corpo di Cristo e noi sue membra Con il Battesimo siamo stati associati al mistero del Signore.

Una identità, carattere indelebile, di cui dobbiamo sempre prendere coscienza. Facendo nostro il mistero dell'incarnazione dobbiamo sempre convertirci a scegliere la via dell'umiltà e del nascondimento, della discrezione e della piccolezza. Se opereremo come singoli e come Chiesa questa conversione, riveleremo che Dio ama perdutamente l'uomo e s'impone solo con la forza dell'amore. Dice la Lettera ai Filippesi: "Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale pur essendo di natura divina, spogliò se stesso assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini, apparso in forma umanaumiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato" (Fil.2,5-8).

Morte e Risurrezione sono insieme mistero Pasquale La croce di Cristo non è la sua fine, ma il suo passaggio.

Dalla morte del chicco nasce la vita in abbondanza. La croce è una realtà paradossale della nostra fede, "scandalo e stoltezza" dice San Paolo. Dal costato di Cristo nasce la Chiesa, dal suo ultimo respiro il soffio dello Spirito Santo che ci genera Comunità e Comunione. Tocca a noi essere Suo Volto e Sua Comunità. Anche gli uomini del nostro tempo domandano: "Vogliamo vedere Gesù" (Gv.12,21). La Comunità del Cristo Risorto è quella che gli uomini devono poter vedere; "I discepoli gioirono al vedere il Signore" (Gv.20,20). Passando anche noi attraverso la porta aperta dalla Croce possiamo affrontare tutti i problemi e le difficoltà della vita ed indicare agli altri che il nostro sguardo è fisso là dove Egli ci attrae: "Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me".

La Croce e la gioia Per il fatto che Croce e Risurrezione sono un unico mistero, la gioia cristiana nasce dalla Croce.

Quando il cristiano sembra essere nel punto più distante dalla gioia, può esservi immerso profondamente. "Sono pervaso di Gioia in ogni nostra tribolazione" (2a Cor. 7,4). Solo l'esperienza di Cristo può farci sperimentare questa fusione tra Croce e Gioia, perché Egli è il Risorto, è nella gioia, e noi lo siamo già nel segno battesimale che ci anticipa la risurrezione, pur dovendo ancora passare attraverso le tribolazioni. Quando prendiamo coscienza di ciò che siamo, ci accadrà quotidianamente ciò che sperimentavano i discepoli di Cristo Risorto: "Se ne andarono dal sinedrio lieti di essere oltraggiati per amore del Nome di Gesù" (Atti 5,41). Per nostra consolazione ci viene data anche la testimonianza dei santi. San Francesco diceva: "Tanto è il bene che mi aspetto che ogni pena mi è diletto". Nella Croce di Cristo abbiamo la chiave significativa del dolore, della sofferenza, della morte, comprese le fatiche e le pene quotidiane. Il dolore e la sofferenza servono alla gioia perché sono il nutrimento dell'amore, necessari come il legno al fuoco. Nell'amore non si vive senza dolore.

Amore <------> Dolore

hanno senso solo se in forma di croce.

Dio sofferente che muore in croce è un Dio sensibile al dolore umano e solidale con esso. Il Volto che gli apostoli contemplarono dopo la Risurrezione era lo stesso di quel Gesù col quale avevano vissuto per tre anni. Egli non mantiene nell'amarezza del soffrire, ma trasforma la passione in liberazione, ridona senso alla vita per coloro che l'hanno perduta, procura gioia a coloro che sono immersi nello sconforto.

UNA PROFESSIONE D'IMPEGNO

O Signore Dio! Con queste riflessioni del nostro parroco, ci hai incoraggiato a mettere in atto alcune conversioni urgenti, per essere una Comunità di fede secondo il Tuo cuore, prima che sia troppo tardi. Crediamo nella Tua presenza operante, crediamo nella forza del Tuo Santo Spirito che dà coraggio anche a noi, come lo dette agli inizi della vita della Chiesa. Allontana da noi ogni senso critico e pessimistico, rendici fedeli ascoltatori della Tua Parola, per credere nell'efficacia delle Tue parole e non nei nostri mezzi. Donaci l'ansia del Vangelo per consegnarlo alla nuove generazioni, sapendo cogliere l'opportunità che Tu ci offri. Per questo c'impegniamo a dare spazio e formazione alle famiglie, ai ragazzi, agli adolescenti , ai giovani affinché Ti trovino, Ti scelgano, Ti amino.

Signore, Tu ci scruti e ci conosci, sai quanto orgoglio, quanta presunzione trabocca dal di dentro. Convertici ed insegnaci ad amarci, a non giudicarci, a perdonarci. Fa' che usiamo la parola per stimarci a vicenda, per dialogare, per costruire rapporti autentici. Fa' che l'Eucaristia ci bruci dentro, se non c'impegniamo per la comunione fraterna. Fa' che la bocca si chiuda al momento della recita del "Padre nostro", se non sappiamo rimettere le offese ai fratelli . Fa' che la mano non si allunghi verso le altre mani, se non abbiamo volontà di pace con chiunque.

Signore, Tu ci dai il tempo per il lavoro, per il riposo, per soddisfare tutte le nostre necessità. Fa' che sappiamo ogni giorno ringraziarTi, sia al mattino che alla sera, per tutto ciò che ci dai. Aiutaci a mettere la Santa Messa al centro e al culmine della nostra vita di cristiani. Fa' che in ogni festa Tu sia per noi, il più importante da incontrare, da ascoltare, e di cui nutrirci . Aiutaci a fare della Celebrazione Domenicale il volto visibile della Parrocchia.

Confrontandoci con le prime comunità dei cristiani abbiamo molto cammino da fare per somigliare ad esse. Convertici, o Signore, all'ascolto della Tua Parola, al sentire fraterno e comunitario. Fa' che siamo capaci di mettere insieme i nostri carismi ed insegnaci ad amare l'unità, prima dei componenti. Convertici ai valori che ci fanno crescere e ci uniscono.

Sappiamo che essere Tua Chiesa vuol dire essere Tuoi testimoni e Tuoi missionari. In una grande famiglia come la parrocchia c'è bisogno di tutti: lettori, catechisti, educatori, animatori ... .C'è bisogno di far parte di uno dei vari gruppi ... .C'è necessità di fare i servizi più umili e preziosi come quelli della pulizia, dell'ordine, del mantenimento dei beni, fino a quelli derivanti dalle grandi chiamate al matrimonio, al sacerdozio, alla vita consacrata e alla molteplice esperienza della vita dei cristiani laici. Mentre scopriamo i nostri talenti e valorizziamo quelli degli altri, ci vogliamo rendere disponibili per un qualunque servizio di cui ci sia bisogno nella Comunità, senza aspettare che sia richiesto.

Noi, donne e uomini del nostro tempo, crediamo che Tu ci chiami ad una coerenza della vita, ad una radicalità evangelica, ad una testimonianza di santità aiutati dai mezzi che Tu sempre disponi per il nostro cammino, dalla preghiera ai sacramenti, dalla carità alla comunione fraterna. Vogliamo, con la Tua grazia, coniugare insieme AMORE e DOLORE per essere comunità gioiosa del Signore Risorto, segno e strumento, nel nostro tempo, del Tuo amore per tutti.

PREGHIERA PER LA PARROCCHIA

Ti preghiamo, Signore Dio, per intercessione di Maria Santissima Vergine del Rosario e di San Mauro nostro protettore: Guarda alle famiglie della nostra Parrocchia, fa' che vivano nella concordia, trovino il tempo per onorarTi e pregarTi, siano fedeli ai doni del Sacramento del Matrimonio ed educhino i figli nella fede e nella carità.

Guarda ai ragazzi e ai giovani, fa' loro riscoprire l'entusiasmo degli ideali coraggiosi, l'impegno a seguirTi sulla strada della coerenza, l'apertura a compagni e amici per coinvolgerli nell'esperienza della Chiesa, liberi da pregiudizi.

Guarda alla Comunità Parrocchiale formata da tutti noi, fa' che cresca sul modello della Comunità apostolica, attenta alla Parola di Dio, fedele all'Eucaristia domenicale, assetata di preghiera personale e comunitaria, amichevole nella fraternità, caritatevole verso tutti i poveri.

Gloria a Te, o Padre, che operi tutto in tutti. Gloria a Te, o Figlio, che per amore Ti sei fatto servo. Gloria a Te, o Spirito Santo, che semini i Tuoi doni nei nostri cuori. Gloria a Te, o Santissima Trinità, che vivi e regni nei secoli dei secoli. AmenInserisci qui il tuo testo...

Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia